L’architetto francese Jean Nouvel progetta il nuovo museo di Doha, che racconta attraverso installazioni, opere e reperti il Qatar dalle sue origini a oggi
Si staglia tra il mare e il deserto il nuovissimo National Museum of Qatar, a Doha, ultima fatica dell’architetto francese Jean Nouvel, che ha progettato anche l’ampliamento del museo Reina Sofia a Madrid, e lo spettacolare Louvre di Abu Dhabi, aperto poco più di un anno fa. Il nuovo edificio sorprende per le sue gigantesche dimensioni e la sua forma inusuale.
La struttura monumentale nasce dalla connessione di geometrie differenti che ricordano nella forma una rosa del deserto. “La rosa del deserto, spiega Jean Nouvel, un aggregato di cristalli minerali presente solo nelle regioni costiere aride, è la prima struttura architettonica che la natura stessa è in grado di creare grazie all’azione del vento, degli spruzzi marini e della sabbia, che si combinano nel corso dei millenni. È una forma sorprendentemente complessa e poetica.”
“Per costruire un edificio lungo 350 metri, con i suoi grandi dischi curvi, le sue intersezioni e gli elementi che si ispirano alla rosa del deserto, abbiamo dovuto affrontare enormi sfide tecniche. Il risultato è un edificio all’avanguardia tecnologica che ben rappresenta il Qatar”.
La copertura è realizzata in fibra di vetro rinforzata e i dischi, riparano dal sole grazie alle lunghe ombre che proiettano durante tutto l’arco della giornata, oltre ad avere una funzione “ornamentale”. Il loro diametro varia dai 14 agli 87 metri.
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Un progetto molto complesso
La complessità della costruzione è testimoniata anche dal lasso di tempo che è stato necessario per arrivare all’inaugurazione: il museo è stato immaginato già nel lontano 2003; i lavori di costruzioni sono durati oltre 10 anni.
In pianta, il museo ha una forma circolare e ingloba il Palazzo dello Sceicco Abdullah bin Jassim Al Thani, uno dei simboli del Paese e sede governativa fino agli anni ‘90, oggi completamente restaurato e integrato nel percorso. Nello spazio vuoto centrale è stata ricavata una baraha, che significa “cortile privato”.
Il National Museum of Qatar racconta, attraverso reperti, opere, installazioni multimediali e film, la storia dello stato dalle sue origini alla contemporaneità, affrontando con disinvoltura argomenti diversi come l’archeologia, la natura, le tradizioni popolari, la raccolta delle perle e l’estrazione del petrolio.
Il percorso ad anello è lungo circa 1,5 chilometri e attraversa 11 gallerie; lo studio di Jean Nouvel ha lavorato a stretto contatto con i museografi, creando spazi espositivi “sartoriali”, caratterizzati da pavimenti inclinati e dalla totale mancanza di superfici perfettamente perpendicolari.
Un’architettura di contrasti
Continua Nouvel: “Camminando tra i diversi volumi, non si sa mai cosa verrà dopo in termini di architettura. L’idea era quella di creare contrasti, sorprese spiazzanti. Ad esempio, si passa da una stanza coperta da un alto disco inclinato ad un’altra con un incrocio molto più basso. Questo produce un effetto dinamico, di permanente tensione”.
Oltre all’esposizione permanente di 7.000 metri quadrati, la struttura ospita due laboratori di restauro, gli uffici amministrativi, e un auditorium con 213 posi a sedere. Conclude il progetto uno strabiliante parco pubblico con laguna artificiale, firmato dal paesaggista Michel Desvignes che ha scelto solo piante autoctone, tra cui 11 diverse specie di palme da dattero. L’area verde assolve diverse funzioni: è un’area picnic e uno spazio gioco per i bambini, una mostra di arte contemporanea grazie alle sculture site specific che vi sono installate e uno spazio didattico con zona interattiva dedicata all’estrazione del petrolio e una caverna tutta da esplorare. [Francesca Tagliabue – Foto Iwaan Baan (Ateliers Jean Nouvel, esterni) e Danica O. Ku (interni]
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