Dal Guangzhou Circle a Chorus Life, l’attività dell’architetto Joseph Di Pasquale spazia in diversi campi
L’architetto Joseph Di Pasquale è conosciuto principalmente per il progetto del Guangzhou Circle, un grattacielo che rompe gli schemi del tipico grattacielo occidentale. Con lui abbiamo parlato del rapporto tra Oriente e Occidente, e della funzione dell’architettura nelle relazioni sociali.
Quali sono gli elementi principali di cui tenere conto, nella gestione di un progetto complesso come il Guangzhou Circle, in una realtà sfaccettata come la Cina?
Il progetto del Guangzhou Circle risale al 2008, e le cose sono già un po’ cambiate, da allora. Nel periodo in cui abbiamo cominciato quel progetto, la competizione era con studi di architettura molto grandi, il nostro era uno studio di medie dimensioni, non era una struttura gigantesca. Tuttavia, i grandi studi avevano un approccio da grande azienda, mentre noi lavoravamo con un metodo diverso, potremmo dire più “sartoriale”. E penso che, per il futuro, gli studi di architettura saranno sempre più strutturati “a rete”, con strutture più snelle che interagiscono tra loro. Del resto, anche negli studi più grossi, per seguire i progetti si creano piccoli team, più agili. Dunque, per rispondere alla domanda, ritengo che non siano necessarie grandi dimensioni per fare grandi progetti, ciò che serve sono creatività e inventiva.
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Quali sono le caratteristiche del Guangzhou Circle?
Il Guangzhou Circle è un grattacielo di forma circolare, con un “buco” centrale, che si ispira al valore iconico dei dischi di giada. Alto 138 metri, con 33 piani, misura 48 metri di diametro, e ha una superficie di 85.000 metri quadrati. Ma questi sono dati numerici, che non raccontano la difficoltà di costruire un edificio con una struttura così singolare. Il concetto strutturale, infatti, è stato sviluppato e testato presso la galleria del vento del Politecnico di Milano, mentre i calcoli strutturali e il test finale sono stati sviluppati dalla South China University of Technology (SCUT) di Guangzhou. Ultimo, ma non da ultimo, il Guangzhou Circle è entrato a far parte, a buon diritto, dello skyline di Guangzhou.
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Quali differenze ci sono tra lavorare in Cina e lavorare in Occidente?
Ci sono molte differenze tra le metodologie progettuali in Occidente e in Cina, ma ci sono due concetti che possono riassumere i differenti approcci. Potremmo dire che noi occidentali abbiamo la tendenza a innovare e cambiare, e per noi migliorare spesso significa fare qualcosa di nuovo e di diverso. Anche in Cina si tende sempre a migliorare, ma per la mia esperienza, per l’approccio cinese migliorare significa ripetere lo stesso modello, fino a raggiungere la perfezione.
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Su quali progetti sta lavorando, attualmente?
Attualmente, lo studio JDP Architects – Joseph di Pasquale sta lavorando a diversi progetti. Tra questi, trovo di particolare interesse la struttura ricettiva Chorus Life, un grosso insediamento vicino a Bergamo. Struttura ricettiva forse è riduttivo, perché Chorus Life non è un semplice hotel, in realtà è un “campus abitativo di prossimità”. Una struttura che offre la possibilità di ridefinire le relazioni tra le persone, e tra le persone e il vicinato. Uno degli elementi scaturiti da questo periodo passato in casa, è che le persone hanno riscoperto il vicinato. E, spesso, il loro vicinato non gli piace. Per questo, uno dei compiti più ardui del post-Covid, sarà ridefinire i rapporto di vicinato.
Un altro progetto per me molto importante è il ridisegno di un insediamento produttivo in provincia di Brescia. Un altro dei temi venuti alla ribalta con l’emergenza Covid, è la difficoltà a gestire una filiera produttiva sparsa per il mondo. Per questo, molte aziende stanno pensando di rilocalizzare la produzione, ricostruendo filiere più corte. Credo che questo sia un tema di grande attualità, che acquisterà ulteriore importanza, nei prossimi anni. Principalmente, per due motivi. Una delle ragioni è che, appunto, rilocalizzare è importante per avere filiere più corte e più gestibili. L’altra, non meno rilevante, è che le attività produttive creano ricchezza, e questa ricchezza si redistribuisce sul territorio. Avere siti produttivi sul territorio, dunque, presenta molti lati positivi. Ed è per questo che apprezzo particolarmente l’idea di ridisegnare un “villaggio” che comprenda una realtà industriale, con tutti i servizi di prossimità, che ridisegna un’intera porzione di territorio. Le relazioni tra le persone e di prossimità riacquisteranno sempre più importanza, in futuro, ed è su questo che si dovrà lavorare.
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Per approfondire i progetti dello studio JDP – Joseph Di Pasquale, e le relazioni tra architettura e cultura, vi rimandiamo al numero 155 di OFARCH, di prossima uscita