Lo sviluppo dell’orizzonte architettonico in Alto Adige nel prestigioso Palazzo Cavanis nel cuore di Venezia
Nel cuore pulsante della Serenissima a Palazzo Cavanis ecco la suggestiva mostra ALPS. ARCHITECTURE. SOUTH TYROL. a cura dell’architetto Filippo Bricolo e realizzata da Kunst Meran Merano Arte in collaborazione con la Fondazione Architettura Alto Adige e il Südtiroler Künstlerbund, sotto il Patrocinio della Citta’ di Venezia.

Lo sviluppo architettonico in Alto Adige tra il 2018 e il 2024
Visitabile fino al 23 novembre in concomitanza con la 19° edizione della Biennale di Architettura, questo ricco inventario di progetti che documentano lo sviluppo dell’orizzonte architettonico in Alto Adige tra il 2018 e il 2024 è un racconto appassionato sulle continue trasformazioni del paesaggio urbano.
Ad accogliere i visitatori, un percorso espositivo che si snoda negli antichi spazi sapientemente restaurati posti al primo piano del Palazzo: ben 28 i progetti principali a cui si affiancano altrettante 28 menzioni speciali, in dialogo con marmi, soffitti affrescati, porte settecentesche e lampadari in vetro di Murano che rendono ancora più scenografica l’intera “esperienza” proposta da Kunst Meran Merano Arte.
L’esposizione affronta la questione centrale formulata da Filippo Bricolo, ovvero se esista un’architettura altoatesina e quali siano le sue caratteristiche distintive, riflettendo al tempo stesso su temi quali la pianificazione sostenibile, il recupero attento dei centri urbani e un utilizzo intelligente delle risorse, il rispetto del paesaggio e l’uso dei materiali il più possibile accorto.
Tutti aspetti questi che caratterizzano il cambiamento culturale nel settore architettonico della regione e che vengono approfonditi in modo particolare nei progetti principali. Nell’ambito della mostra, nel giardino interno di Palazzo Cavanis – tra alberi secolari, sculture lapidee e sdraio a disposizione di chiunque desideri trascorrere del tempo immerso in una bellezza senza tempo – saranno anche organizzati talk, workshop ed eventi serali, tra cui incontri con le architette e gli architetti degli studi coinvolti (programma in fase di definizione).

Klotzner: “Ottima la vicinanza tematica con la Biennale”
Come ha sottolineato Georg Klotzner, Presidente dell’associazione artistica Kunst Meran Merano Arte e ideatore del progetto ALPS. ARCHITECTURE. SOUTH TYROL., “La vicinanza tematica con la Biennale di quest’anno offre un’opportunità preziosa per presentare la diversità architettonica dell’Alto Adige a un pubblico internazionale di esperti. Rafforzati dalla risonanza positiva che le nostre mostre di architettura hanno ricevuto a livello nazionale e internazionale, siamo convinti che l’architettura altoatesina possa affermarsi con successo nel confronto con altre regioni dell’arco alpino e oltre”.
Oltre il concetto di categoria tematica
Le “categorie” attraverso cui la mostra e il catalogo sono costruiti come possibili interpretazioni delle varie forme caratterizzanti il linguaggio architettonico altoatesino, rappresentano uno strumento prezioso per indagarlo e raccontarlo.
Ecco allora che nella categoria “Riuso riflessivo” incontriamo una serie di progetti legati al tema del recupero architettonico, a partire da un confronto con strutture molto differenti, sia per epoca sia per funzione. Lukas Wielander e Martin Trebo sono intervenuti su un edificio medievale nel cuore di Glorenza, ricavando appartamenti e spazi commerciali. Il progetto è un esempio particolarmente riuscito di ristrutturazione, capace di adottare strumenti contemporanei, adeguare il complesso alle attuali esigenze abitative, ma anche di porsi in linea di continuità con la sua storia. Non mancano esempi di recupero di opere novecentesche, come nel caso del progetto di ModusArchitects. Chiamato a confrontarsi con l’Accademia Cusanus di Bressanone, capolavoro dell’architetto Othmar Barth (1927-2010), lo studio brissinese è riuscito a coniugare uno stile attuale con i principi che lo avevano ispirato aprendo nuove possibilità per il dialogo con le opere del Novecento.
La città di Bressanone torna come caso di indagine per il rapporto tra architettura e contesto storico nella sezione “Evocazioni urbane” dove sempre ModusArchitects realizza per la nuova sede dell’Associazione Turistica Tree Hugger una riuscita figura urbana in grado di guardare al futuro ma allo stesso tempo di generare rimandi con la memoria della città.

Il dialogo con la natura
Al dialogo con la città, si affianca quello con la natura, aspetto che non poteva mancare in un territorio come quello altoatesino. “Architettura naturans” mostra una serie di esempi che sembrano scaturire da un rapporto diretto con essa, come nel caso della Nuova cantina Pacherhof a Novacella, dello studio bergmeisterwolf, che sembra trasfigurare la montagna in architettura. Quest’opera, che ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, rappresenta uno dei più importanti esempi nel campo dell’architettura vinicola. In maniera diversa ma con la stessa potenzialità evocativa sembra agire lo studio Senoner Tammerle Architekten con il Rifugio Passo Santner dove l’architettura si fa riflesso allusivo dello straordinario scenario ambientale.
“Topografia partecipata” raccoglie invece architetture per cui un aspetto determinante è costituito dal rapporto con il suolo e il suo andamento, spesso impervio. Ad esempio, il Centro Protezione Civile Renon di Roland Baldi Architects – che ospita una nuova sede per Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino e Croce Bianca – nella sua forma semplice e scultorea, sembra integrarsi nel declivio naturale. Inoltre, la facciata in cemento, ispirata alle cosiddette “Piramidi di terra” (delle formazioni geologiche presenti in questa zona), accentua l’effetto per cui l’edificio sembra emergere dal suolo e farne parte. Nella stessa sezione l’intenso progetto di Cez Calderan e Zanovello Architetti per l’Intercable Arena dispone magistralmente nel paesaggio un’architettura che si propone come un nuovo orizzonte infrastrutturato che dialoga in maniera poeticamente espressiva con il fondale delle montagne.

Il rapporto con la tradizione
“Vernacoli plausibili “si interroga sul rapporto con le forme della tradizione attraverso una serie di progetti in cui questa relazione non viene né spettacolarizzata né banalizzata. È il caso di Zierhof con stube in Val di Fleres di NAEMAS Architekturkonzepte, progettate a seguito della distruzione di un maso da un devastante incendio. Adottando un linguaggio architettonico che richiama il precedente edificio e, al contempo, un approccio contemporaneo, il progetto indaga la potenzialità curatrice della memoria. Anche nei progetti di Pedevilla Architects (L’edificio di servizio a Passo di Monte Croce realizzato assieme a Willeit Architektur e ciAsa Aqua Bad Cortina a San Vigilio di Marebbe) si riescono a fondere tradizione e innovazione, con una particolare attenzione per la sostenibilità e la valorizzazione della comunità artigiana.
In “Scavo generativo” incontriamo lavori che operano per sottrazione, come la Musealizzazione delle mura di cinta di Merano di Höller e Klotzner Architetti. Adottando dei semplici profili in acciaio che rievocano le dimensioni originali delle mura, emersi durante i lavori di scavo intorno al Castello Principesco, il progetto riesce a riportare alla luce la presenza di ciò che non c’è più e a salvarne il ricordo.
Anche l’architettura di interni è presa in esame con la sezione “Interni poetici”, in cui vengono proposti esempi di progetti capaci di andare al di là di uno stile internazionale o di recuperi di stili locali in senso turistico, muovendosi su vie meno esplorate. L’Art Library di Martin Feiersinger a Castello Gandegg, nei pressi di Appiano, gioca su un audace contrasto, in cui installazioni e arredi colorati instaurano un dialogo giocoso con il fabbricato preesistente. L’ultima sezione, “Arte e architettura” riguarda una relazione che ricopre un ruolo di centrale importanza per le istituzioni promotrici dell’iniziativa. Qui incontriamo progetti come la Halle 3 di Julian Tratter e Markus Hinteregger. L’ampliamento della sede dell’azienda barth Innenausbau di Bressanone ha previsto, oltre alla creazione di nuove aree comuni per i dipendenti, la progettazione di una galleria d’arte contemporanea e il coinvolgimento di diversi artisti evidenziando, insieme a gli altri progetti in mostra, la possibilità di un nuovo ed intenso dialogo tra arte ed architettura.

Palazzo Cavanis
Una vista d’eccezione sul Canale della Giudecca, il privilegio di una luce naturale che riscalda fino al tramonto, un passato che guarda al presente, aprendosi a nuove narrazioni.
Il prestigio storico di Palazzo Cavanis, emerge discreto nei dettagli e nelle rifiniture, accompagnato da un’essenzialità stilistica capace di accogliere più forme d’arte.
Posizionato nel cuore artistico e culturale della città, più precisamente nella Fondamenta delle Zattere, il Palazzo si propone come luogo in cui far vivere l’arte e al tempo stesso in cui è possibile viverla pienamente. L’edificio conserva infatti l’originaria suddivisione in due residenze distinte ma comunicanti che conferiscono al palazzo la sua doppia natura di spazio espositivo, pensato per accogliere collezioni ed exhibition di diversa natura, e residenza di pregio per chi desidera respirare l’arte dall’interno per un lungo o breve soggiorno. L’affaccio e l’accesso a un ampio giardino suggella l’esclusività del Palazzo, offrendo a tutti gli ospiti della struttura uno spazio all’aperto riservato.