design biofilico cultifutura

Design biofilico e tecnologia educativa: la visione di Samuel Peabody

Un’intervista esclusiva su DDN 302 esplora il progetto CultEvo di Cultifutura, tra sostenibilità, consapevolezza e innovazione

Nel panorama del design contemporaneo, il design biofilico emerge come risposta urgente alla disconnessione tra spazi urbani e natura. Un approccio che non riguarda solo l’estetica, ma il bisogno profondo di ricostruire un equilibrio tra uomo e ambiente, anche grazie alla tecnologia.


In questo scenario si inserisce la visione di Samuel Peabody, designer di Cultifutura, protagonista dell’intervista pubblicata sul numero 302 di DDN. Con il progetto CultEvo, un innovativo orto digitale per ambienti indoor, Peabody racconta come il design biofilico possa diventare strumento educativo e mezzo concreto per stimolare una nuova consapevolezza ambientale, fin dall’infanzia. Un dialogo che attraversa il futuro delle città, il ruolo delle scuole e degli uffici, e la capacità della progettazione di seminare – in senso reale e metaforico – nuove connessioni tra tecnologia e natura.

Ecco a voi l’intervista completa

Quali sono le tendenze del design che ti hanno colpito di più durante questo ultimo Salone del Mobile e perché pensi siano significative nel contesto attuale?

Ciò che mi ha colpito è stata la persistente tendenza a riconnettere gli spazi urbani con la natura. Ho percepito una risposta a un bisogno umano reale di connessione, sia con l’ambiente naturale, sia con gli altri, in un contesto sempre più urbanizzato e digitalizzato. Ritengo questo sviluppo particolarmente significativo, poiché rappresenta un’evoluzione di gesti simbolici verso un approccio progettuale più consapevole e centrato sulla persona.

In che modo queste tendenze si riflettono (o si scontrano) con la tua visione progettuale e con il lavoro svolto su CultEvo?

Queste tendenze rispecchiano perfettamente la visione di Cultifutura e del nostro prodotto di punta, CultEvo: un orto digitale che coltiva in modo autonomo microgreens, erbe aromatiche, insalate e anche specie floreali. La missione dell’azienda è proprio quella di creare prodotti capaci di riconnetterci con la natura, attraverso la fusione tra tecnologia e design. Nei nostri progetti realizzati in uffici e scuole, osserviamo quotidianamente come molti bambini e adulti cresciuti in città non abbiano alcuna consapevolezza dell’origine del cibo o del ciclo di vita delle colture più comuni. Vediamo CultEvo non solo come uno strumento produttivo e un oggetto di design raffinato, ma anche come una piattaforma educativa: un’esperienza concreta e significativa che ristabilisce questo legame essenziale con la natura e promuove consapevolezza attraverso il gesto semplice e profondo del coltivare il proprio cibo.

Come immagini il futuro del design nei prossimi anni? Hai delle previsioni concrete o dei sogni personali che speri si concretizzino?

Il mio sogno per il futuro del design è che la tecnologia venga impiegata non solo per migliorare l’efficienza o l’estetica, ma per creare soluzioni capaci di promuovere un rispetto autentico per la natura e di ristabilire un legame profondo con essa, aumentando al contempo la consapevolezza dell’impatto che abbiamo sulle risorse naturali.

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