Verticale e visionaria: la torre che danza sul mare

Architettura organica e precisione strutturale: Miramar Tower ridefinisce un nuovo concetto di abitazione a Porto

Nel cuore di Porto, a due passi dall’oceano Atlantico, Miramar Tower si impone come una presenza architettonica audace e originale. Firmata dallo studio OODA, la torre si distingue per la sua forma dinamica e per un impianto volumetrico che rompe le convenzioni della tipologia residenziale verticale.

Sebbene richiami per altezza le torri del vicino Parco di Pasteleira, Miramar Tower se ne distacca per concetto, linguaggio e sperimentazione. L’obiettivo: creare nuove tipologie abitative che amplificano il rapporto con l’esterno attraverso terrazze continue di oltre 200 mq per piano.

Miramar Tower Porto

Architettura e struttura in dialogo

Il cuore strutturale della torre si basa su una matrice dendriforme verticale, una scelta che consente la massima flessibilità tipologica e un’elevata qualità spaziale. I piani, organizzati con uno o due appartamenti ciascuno, si sviluppano in un andamento elicoidale conferendo all’edificio un senso di verticalità scultorea.

Il risultato? Una torre che sembra ruotare su sé stessa, con balconi che si modellano a 360 gradi e che generano un linguaggio architettonico fluido, coerente e potente, trasformando ogni piano in un unicum.

Una firma concreta: tra estetica e funzionalità

La parola chiave del progetto è singolarità. Per evitarne la serialità, i progettisti hanno volutamente “slittato” le solette orizzontali delle terrazze, dando vita a un gioco plastico realizzato interamente in cemento a vista. Le superfici assumono così una doppia funzione: comunicativa e climatica.

Ogni unità abitativa è circondata da un’ampia terrazza e da un giardino privato, una sorta di cortina verde sospesa che rafforza il legame con il paesaggio marino e garantisce privacy, ombreggiamento e ventilazione naturale.

La biodiversità parte da terra

Al piano terra, l’atrio, che si apre verso l’esterno, ospita vegetazione naturale, creando un microclima interno in armonia con l’ambiente. Questo spazio pubblico e ibrido unisce l’ingresso con altri usi condivisi, restituendo alla città un frammento di natura domestica.

Foto Fernando Guerra

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