Simone Micheli, architetto di fama internazionale, fin dall’inizio della sua carriera ha sottolineato l’importanza di un’architettura a misura d’uomo, che stimoli la sensorialità. Con lui abbiamo parlato di architettura del benessere, e di ciò che implica progettare intorno all’uomo.
Simone Micheli, cosa si intende, quando si parla di architettura del benessere?
Con architettura del benessere, io intendo un’architettura consapevole che il progetto debba essere cosciente della sua collocazione temporale e geografica, per soddisfare i bisogni effettivi. La maggiore attenzione all’ambiente, che fortunatamente caratterizza la nostra epoca, deve trovare una risposta effettiva, rispondendo ad aspettative reali.
La qualità del tempo è uno dei beni più preziosi della nostra quotidianità, e io come architetto sento il desiderio di offrire spazi che permettano a chi ne fruisce di trascorrere il tempo nel miglior modo possibile. Penso che siamo tutti parte di un grande organismo vivente, in movimento, dove ogni elemento deve relazionarsi con gli spazi circostanti, per costruire un complesso che funzioni in armonia.
L’architettura del benessere, quindi, non è solo l’architettura degli spazi dedicati al benessere, come spa o centri benessere, ma qualsiasi progetto deve tendere a migliorare la qualità degli ambienti, quindi della vita di chi vi trascorre il proprio tempo.
Come si realizzano progetti di architettura per il benessere?
Come per qualsiasi tipo di lavoro complesso, in un progetto di architettura bisogna porre attenzione ai vari fattori e alla loro relazione. Elementi di importanza fondamentale sono quindi i materiali utilizzati, le loro peculiarità; è necessario conoscere la psicologia del colore e della forma, immaginando l’effetto di una determinata composizione. Infine, è fondamentale indagare le effettive necessità di chi commissiona l’opera e di chi la utilizzerà, nonché l’interazione con il contesto circostante.
L’architettura del benessere è una tendenza in crescita nel panorama progettuale contemporaneo?
Finalmente, comincia ad essere riconosciuto il valore dell’architettura nella costruzione di uno spazio a misura d’uomo. Edifici, oggetti, aggregati urbani nascono dalle esigenze di chi li utilizzerà, e si strutturano grazie a un obiettivo comune e condiviso tra una molteplicità di attori: progettista, committente e utente. La maggior consapevolezza che caratterizza l’uomo nell’epoca contemporanea, la sua necessità di benessere nonostante la frenesia e il poco tempo a disposizione, quindi, si riflettono nella costituzione dell’opera.
Che cosa si augura per il futuro?
Mi auguro che le nuove tecnologie permettano a tutti di informarsi, e approfondire la propria conoscenza, affinché ci sia sempre spazio per un pensiero critico e autonomo. Auguro ai nuovi progettisti di avere coraggio per innovare, fare nuove proposte, per creare spazi più soddisfacenti, in cui il benessere sia il punto di partenza e non di arrivo. (Chiara Sgreccia)
(Nella foto in evidenza, Spa Privata a Sarajevo, foto di Jürgen Eheim)