Un ex tribunale secessionista diventa un nuovo punto di riferimento nell’ospitalità di lusso viennese
L’apertura del Mandarin Oriental Vienna inaugura un nuovo capitolo nel panorama dell’ospitalità di lusso della capitale austriaca. Il progetto prende forma all’interno di un ex tribunale vincolato, situato nel Primo Distretto e costruito nel 1908, oggi trasformato in un hotel cinque stelle da 138 camere grazie a un intervento durato sei anni, firmato dallo studio pluripremiato Goddard Littlefair .
Il risultato è un equilibrio misurato tra autorevolezza storica ed eleganza contemporanea, capace di ridefinire il concetto di lusso viennese attraverso interni narrativi che dialogano con il passato e rispondono alle sensibilità dell’abitare contemporaneo.

Mandarin Oriental Vienna: un’icona secessionista reinventata
Progettato dall’architetto austriaco Alfred Keller, l’edificio originale rappresenta un esempio emblematico del movimento secessionista viennese. Geometrie rigorose, decorazione controllata e un linguaggio architettonico solido e misurato costituito hanno la base concettuale da cui Goddard Littlefair ha avviato il processo di trasformazione.
Lo studio ha affrontato il progetto partendo da una lettura approfondita del contesto storico e culturale, riconoscendo nella Secessione viennese non solo uno stile, ma una presa di posizione culturale, orientata al cambiamento e alla modernità.

Conformarsi e ribellarsi: un approccio progettuale guidato dalla narrazione
Al centro del concetto emerge la tensione tra ordine e libertà. In quanto ex luogo di legge e giudizio, l’edificio portava con sé una forte eredità simbolica. Goddard Littlefair ha scelto di lavorare su questo immaginario attraverso interventi spaziali e dettagli narrativi capaci di ribaltarne la percezione, trasformando un’architettura istituzionale in uno spazio accogliente e aperto.
Come sottolinea il cofondatore Martin Goddard, il progetto nasce dal dialogo tra due forze opposte, conformarsi e ribellarsi, un dualismo profondamente radicato nella cultura viennese. Questa tensione attraversa l’intero intervento, influenzando la sequenza degli spazi, la composizione degli ambienti e la scelta dei materiali.

Tradizione, artigianato e stratificazione contemporanea
In collaborazione con le autorità per la tutela del patrimonio, lo studio ha restaurato elementi architettonici chiave, come scale, soffitti e finiture murarie originali, integrando il nuovo linguaggio progettuale in modo naturale e coerente.
L’ingresso avviene attraverso un vestibolo restaurato, segnato da un lampadario scultoreo ispirato al suono di un tappo di champagne, un gesto simbolico che introduce una dimensione di leggerezza. Un ampio corridoio avvolge il cortile centrale e accompagna gli ospiti lungo una sequenza di spazi pensati per stimolare curiosità e scoperta.
La palette materica combina intonaci chiari, marmi figurati e legni naturali tinti, arricchiti da dettagli in ottone anticato e inserti in foglia d’oro. Le soluzioni illuminotecniche su misura, realizzate da artigiani locali, rafforzano l’attenzione alla provenienza e al valore del saper fare.

Camere progettate come residenze private
Nelle camere e nelle suite, il progetto asseconda i vincoli dell’architettura storica, tra planimetrie irregolari, finestre preesistenti e altezze variabili. Da queste condizioni nasce un insieme di ambienti diversi tra loro, accomunati da un carattere residenziale, luminoso e misurato.
Le delicate tonalità del rosa cipria e del blu richiamano l’atmosfera della città, mentre tessuti strutturati e motivi grafici si ispirano alle opere di Koloman Moser e Josef Hoffmann. Arredi e falegnamerie su misura costruiscono un dialogo continuo tra tradizione artigianale viennese e comfort contemporaneo.
I bagni adottano una tavolozza senza tempo in bianco e nero, con pavimenti a mosaico e dettagli grafici calibrati. Corridoi e suite proseguono il racconto visivo attraverso rivestimenti dipinti a mano e tappeti personalizzati, derivati dai motivi originari dell’edificio.

Residenze private: abitare il patrimonio
Accanto all’hotel, Goddard Littlefair firma anche il progetto di 24 residenze private, dotate di ingressi indipendenti, servizi di concierge e spazi comuni dedicati. Qui il linguaggio progettuale si fa più essenziale e rilassato, orientato a comfort, equilibrio e intimità.
Boiserie storiche, illuminazione soffusa e una stratificazione attenta dei materiali in ambienti come il Le Petit-Salon, pensato come rifugio riservato, in continuità con l’identità architettonica dell’edificio.

Una nuova visione del lusso viennese
Con Mandarin Oriental Vienna, Goddard Littlefair propone una visione dell’ospitalità di lusso che guarda alla storia come risorsa viva. Il progetto non cerca il contrasto, ma una continuità consapevole, capace di tradurre il patrimonio architettonico in un’esperienza attuale.
Da edificio segnato da formalità e rigore, l’ex tribunale diventa oggi, dunque, un luogo di carattere, eleganza e relazione, dove architettura, design e narrazione convergono per definire una nuova destinazione nel cuore culturale di Vienna.




Foto Mel Yates





