soavi

Serpentine Pavilion: che fine fanno le architetture temporanee?

Il Serpentine Pavilion e l’architettura temporanea

serpentine-pavilion-2019-ishigami.jpg
Serpentine Pavilion 2019, progetto di Junya Ishigami

Non solo gli stand del Salone del Mobile di Milano, sono da annoverare tra le architetture effimere. La Serpentine Gallery di Londra, dal 2000 in poi, ogni anno commissiona a un architetto internazionale un padiglione estivo, come parte del programma di architettura e design.

niemeyer-2003.jpg
Oscar Niemeyer, progetto del Serpentine Pavilion 2003, unica opera di Niemeyer nel Regno Unito. Foto Sylvain Deleu

Il Serpentine Pavilion, collocato a Kensington Gardens, Hyde Park, è nato nel 2000 da un’idea di Julia Peyton-Jones, direttrice della Serpentine Gallery dal 1991 al 2016, per celebrare i 30 anni della Gallery. Il primo evento speciale fu commissionato a Zaha Hadid.

 

serpentine-pavilion-zaha-hadid-2000.jpg
Zaha Hadid, Serpentine Pavilion 2000. Foto Hélène Binet, courtesy Serpentine Gallery

A partire dal 2005, gli architetti sono selezionati da Hans Ulrich Obrist, condirettore della Gallery, e, dal 2017 da Ulrich Obrist e da Yana Peel (CEO, che ha lasciato pochi giorni fa), con la consulenza di David Adjaye e Richard Rogers, Advisors per il Serpentine Pavilion.

Architettura di sperimentazione

Oltre ad offrire a un pubblico più ampio la possibilità di vedere da vicino progetti di grandi architetti, i padiglioni sono occasioni per sperimentare nuovi materiali e nuove tecniche costruttive. Dal punto di vista ambientale, era previsto che i padiglioni dovessero essere riutilizzati; tuttavia, non sempre sono stati recuperati, e anche quando lo sono stati, non sempre con risultati felici.

pavilion-francis-kere-2017.jpg
Pavilion 2017, Francis Kéré. Foto Iwan Baan, courtesy Serpentine Gallery; il padiglione è stato acquistato da Ilham Gallery, a Kuala Lumpur, e sarà ricollocato in Malaysia.

Il Serpentine Pavilion non è comunque un progetto fine a se stesso, ma ospita i programmi culturali estivi, e, come già detto, è un modo per avvicinare il grande pubblico ai grandi architetti; a giudicare dai numeri – negli ultimi anni, i Pavilion hanno visto circa 300 mila visitatori all’anno -, è un approccio che funziona.

Leggi anche: Serpentine Pavilion 2019, di Junya Ishigami

I Serpentine Pavilion dal 2000 al 2018

2000. Zaha Hadid

Il primo Pavilion, nel 2000, fu affidato a Zaha Hadid, che progettò una struttura di acciaio a forma di tendone; l’interno raggiungeva un’estensione di 600 metri senza ostacoli.

serpentine-pavilion-zaha-hadid-2000.jpg
Zaha Hadid, Serpentine Pavilion 2000.Foto Hélène Binet, courtesy Serpentine Gallery

Oggi, l’architettura di Zaha Hadid si trova al Flambards Theme Park a Helston, Cornovaglia, dove ospita matrimoni ed eventi speciali. Meglio che buttato, ma insomma non una gran fine.

2001. Daniel Libeskind

Eighteen Turns, il padiglione di Daniel Libeskind per il 2001, era una struttura rivestita in alluminio, contrapposta ai mattoni della Gallery, che giocava sulla riflessione del colore del cielo e del verde dell’erba.

daniel-libeskind-pavilion-2001.jpg
Daniel Libeskind, 2001. Foto Sylvain Deleu, courtesy Serpentine Gallery

Per il Padiglione del 2001 Libeskind aveva collaborato con Cecil Balmond, allora vicepresidente dello studio di ingegneria Ove Arup.

2002. Toyo Ito

L’ispirazione di Toyo Ito, che ha progettato il Pavilion nel 2002, era un quadrato che si espande mentre ruota. La geometria della costruzione è stata progettata da Cecil Balmond, grazie a un algoritmo. Oggi il padiglione si trova a Le Beauvallon, una magione tra Cannes e Marsiglia, che si può affittare per vacanze esclusive.

2003. Oscar Niemeyer

L’unica architettura costruita da Oscar Niemeyer nel Regno Unito è stata il Serpentine Pavilion, nel 2003. Il leggendario Maestro brasiliano è riuscito nell’impresa di costruire un auditorium sollevato da terra, a cui si accedeva da una rampa rossa, molto scenografica.

2004. MVRDV – non costruito

Nel 2004, lo studio olandese MVRDV aveva presentato un progetto piuttosto elaborato, che prevedeva la costruzione di una montagna, che conteneva le aree per relax e attività al suo interno. Purtroppo, data la complessità del progetto e il costo eccessivo, il progetto di MVRDV per il 2004 non fu costruito.

2005. Alvaro Siza e Edouardo Souto de Mora, con Cecil Balmond

Nel 2005, il Pavilion è stato progettato da Alvaro Siza ed Eduardo Souto de Mora, di nuovo con Cecil Balmond. Il padiglione degli architetti portoghesi era un’architettura disegnata per dialogare con l’edificio neoclassico della Gallery, realizzata con una “distorsione” calcolata da Cecil Balmond.

2006. Rem Koolhaas con Cecil Balmond

Di nuovo una collaborazione con Cecil Balmond, nel 2006, per realizzare la calotta gonfiabile progettata da Rem Koolhaas. La calotta, illuminata dall’interno, si sollevava o copriva l’anfiteatro sottostante, dove si tenevano varie attività.

2007. Olafur Eliasson con Kjetil Thorsen, dello studio Snøhetta

L’artista danese Olafur Eliasson, e Kjetil Thorsen, dello studio Snøhetta, avevano progettato una trottola gigante per l’edizione 2007 del Serpentine Pavilion.

Pavilion 2007, Olafur Eliasson & Kjetil Thorsen, 2007. Foto John Offenbach, courtesy Serpentine Galleries

L’esterno era tamponato con pannelli di legno, e una rampa continua conduceva dall’ingresso fino a un “belvedere” al primo piano, che discendeva verso l’interno a gradoni. Per la prima volta, il Pavilion era su due piani.

2008. Frank Gehry

Per il 2008, Frank Gehry aveva progettato una struttura formata da grandi travi di legno, sostenute da colonne di acciaio e chiuse da lastre di vetro, sovrapposte a incastro. Un altro lavoro realizzato grazie alla tecnica dello studio di ingegneria Arup. Il Pavilion di Frank Gehry oggi è allo Château La Coste, vicino a Aix en Provence.

2009. SANAA (Kazuyo Sejima & Rue Nishizawa)

Il Pavilion 2009, a cura di SANAA, si ispirava alla temporaneità dell’opera, che sottolineava cercando di integrarsi nel paesaggio circostante. Una sottile tettoia di alluminio, come una grande nuvola irregolare, poggiava su colonne ancora più sottili, di altezza variabile.

pavilion-2009-sanaa.jpg
Pavilion 2009, di SANAA. Foto James Newton, courtesy Serpentine Gallery

Il risultato era una struttura fluttuante nello spazio, cangiante a seconda del clima.

2010. Jean Nouvel

Il Serpentine Pavilion 2010, progettato da Jean Nouvel, era una struttura decisamente scenografica, di un drammatico colore rosso che contrastava con il verde dell’erba circostante. Acciaio, vetro e teli fluttuanti delimitavano gli interni, con caffetteria e auditorium.

2011. Peter Zumthor

Hortus Conclusus, era il nome del Pavilion 2011, progettato da Peter Zumthor, dove una serie di pareti con aperture e corridoi conduceva a un giardino botanico.

pavilion-2011-peter-zumthor.jpg
Pavilion 2011, by Peter Zumthor. Foto 2011 John Offenbach, courtesy Serpentine Gallery.

Il giardino, con oltre 30 specie di piante, era un progetto di Piet Oudolf, il paesaggista autore della High Line di New York. Le pareti del Pavilion, di legno, erano rivestite con uno speciale nastro nero Idenden, per avere un nero assoluto. Di sera, il padiglione era illuminato con luci fornite da Viabizzuno.

2012: Herzog & De Meuron e Ai Weiwei

Il Pavilion 2012, un progetto di Herzog & De Meuron e dell’artista cinese Ai Weiwei, scavava in modo figurativo, nel passato e nella storia degli undici Pavilion precedenti, e letteralmente, nel terreno, per costruire uno spazio 5 metri sotto terra.

pavilion-2012-herzog-de-meuron-ai-weiwei.jpg
Pavilion 2012, Herzog & De Meuron e Ai Weiwei. Foto Iwan Baan, courtesy Serpentine Gallery.

Lo spazio interrato aveva il duplice obiettivo di progettare uno spazio “archeologico”, raccogliendo anche l’acqua piovana, e creare uno spazio più rispettoso dell’ambiente, impiegando per il progetto solo sughero.

2013. Sou Fujimoto

Sou Fujimoto, per il 2013, ha progettato un graticcio metallico, che incoraggiava a socializzare liberamente e fuori dagli schemi, come omaggio all’atmosfera campestre di Kensington Gardens. L’installazione è stata rinominata “Reja” (Nuvole, in albanese), e oggi si trova a Tirana, nella Galeria d’Arte Moderna, dove ospita spettacoli.

2014. Smiljan Radić

L’architetto cileno Smiljan Radić, nel 2014,  ha tratto ispirazione dalle “follie” (le follies, in inglese), edifici costruiti a scopo decorativo nei giardini inglesi e francesi nel 1700 e fino alla fine del 1800, spesso ispirati a finte rovine.

serpentine-pavilion-2014-radic.jpg
Pavilion 2014, Smiljan Radic. Foto John Offenbach, courtesy Serpentine Gallery

Il padiglione era un grande “sasso” in fibra di vetro traslucida, illuminato di notte, che poggiava su grosse pietre, e ricordava una navicella spaziale. Anche il padiglione di Radić ha avuto fortuna, e oggi è in nel giardino Oudolf, nella galleria Hauser & Wirth Somerset.

2015. Selgascano

La dimensione del gioco e e il flusso caotico di Londra sono alla base del Pavilion 2015, degli architetti spagnoli Selgascano. Un guscio di uno speciale polimero in vari colori, con nastri che legavano un lato all’altro, si apriva in diversi corridoi, che corrispondevano ad altrettanti punti accesso.

Pavilion 2015, Selgascano. Foto John Offenbach, courtesy Serpentine Gallery
Pavilion 2015, Selgascano. Foto Iwan Baan, courtesy Serpentine Pavilion

Il Pavilion di Selgascano è negli Stati Uniti, e quest’anno sarà a La Brea Tar Pits, fino alla fine di novembre.

2016. BIG (Bjarke Ingles Group) + Summer Houses

Il ricco programma del 2016 comprendeva il Pavilion, di BIG (Bjarke Ingles Group), più quattro Summer Houses, progettate da quattro architetti che non dovevano aver mai completato progetti nel Regno Unito, e ispirate al Queen Caroline’s Temple, un padiglione estivo adiacente alla Serpentine Gallery costruito nel 1734.

queen's-caroline-temple.jpg
Queen’s Caroline Temple, foto Garry Knight.

Di seguito, le Summer Houses di Kunlé Adeyemi, Barkow Leibinger, Yona Friedman e Asif Khan. Il padiglione di BIG è in Canada, dove ha trovato una collocazione permanente a Vancouver.

2016. Summer Houses

2017. Francis Kéré

Un’architettura ispirata alle tettoie create da alberi, è il progetto per il Pavilion del 2017, dell’architetto Diébédo Francis Kéré, originario del Burkina Faso, con studio a Berlino. Il padiglione, in legno con struttura del tetto in acciaio, comprendeva una corte interna, per sedersi al sole nei giorni di bel tempo.

pavilion-francis-kere-2017.jpg
Pavilion 2017, Francis Kéré. Foto Iwan Baan, courtesy Serpentine Gallery

Per i giorni di pioggia, Kéré aveva previsto una canalizzazione dell’acqua piovana, che creava un effetto cascata, e consentiva di riutilizzare l’acqua piovana per l’irrigazione. Il padiglione è stato acquistato da Ilham Gallery, a Kuala Lumpur, e sarà ricollocato in Malaysia.

2018. Frida Escobedo

Frida Escobedo, architetto messicana, è stata anche la più giovane a partecipare al programma Serpentine Pavilion, nel 2018. Il suo progetto ha riproposto una tipica architettura messicana con corte interna, in materiali britannici.

serpentine-pavilion-2018-frida-escobedo.jpg
Pavilion 2018, Frida Escobedo. Foto Iwan Baan, courtesy Serpentine Gallery

Una serie di pareti traspiranti (celosia, in messicano), in piastrelle di cemento lasciavano passare aria e luce, creando ombre con il verde del parco. Pannelli specchiati accentuavano il chiaroscuro, che seguiva la luce del giorno. (Roberta Mutti)

Leggi anche: Serpentine Pavilion 2019, di Junya Ishigami

Info: SerpentinePavilion.org

Articoli correlati