#Designgoeson: Designdiffusion.com ha parlato con Paolo Castelli, amministratore delegato di Paolo Castelli Spa, dell’emergenza economica che seguirà l’emergenza sanitaria
Qual è la situazione di Paolo Castelli spa, a un mese dalla chiusura dell’Italia, e due settimane dal fermo delle attività produttive?
Nel settore dell’arredamento, ci sono due tipi diversi di attività, una rivolta principalmente al mercato residenziale, l’altra indirizzata al mercato contract. Dato che conosco bene entrambe le attività, mi sento di dire che, in una situazione complicata come questa, le aziende che hanno puntato fin dall’inizio al settore contract, forse se la caveranno un po’ meglio. Per un motivo molto semplice. Chi vende al pubblico residenziale dipenderà dalla riapertura dei negozi, e questo allungherà sensibilmente i tempi per ricominciare a lavorare. Mentre chi lavora nel settore contract, potrebbe recuperare in tempi più brevi. Certamente, non tutte le aziende sono strutturate per affrontare il contract, un settore specifico che richiede una struttura aziendale diversa.
Un ulteriore elemento di complicazione del settore contract, inoltre, è nella tutela della filiera, per salvaguardare i rapporti con i fornitori principali, affinché siano sempre in grado di lavorare con continuità e puntualità. In generale, comunque, noi che lavoriamo principalmente nel settore contract, siamo ugualmente preoccupati, ma i progetti hanno una tempistica diversa, che ci dà un respiro leggermente più ampio. Inoltre, gli studi di progettazione, a distanza, possono lavorare senza interruzioni, e questo consente di avanzare con i lavori. Poi, appena ripartiamo, dovremo rispettare i tempi di consegna, ed è lì che entra in gioco la salvaguardia della filiera, ed è qui che ci auguriamo anche che ci saranno sostegni pubblici alle imprese, dal lato finanziario, per supplire alla crisi di liquidità, che sarà inevitabile.
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Smart working: un nuovo modo di lavorare
Qui, alla Paolo Castelli Spa, avevamo già modificato le postazioni di lavoro per avere le distanza di sicurezza, già dai primi di marzo, e poi un cliente cinese ci aveva regalato mille mascherine, quindi dal punto di vista della sicurezza, ci eravamo già organizzati per lavorare in ufficio. Dato l’obbligo di chiusura, però, ci siamo attrezzati per lavorare a distanza, e devo ammettere che si è aperto un mondo di potenziali attività che si possono svolgere on line. Riunioni con i dipendenti, riunioni con i clienti, incontri con i committenti: le nuove tecnologie in effetti permettono di risparmiare tempo, denaro, fatica, e di salvare l’ambiente. È il momento per approfittarne e modificare stabilmente alcune consuetudini.
Il Salone del Mobile di Milano e la sua assenza: quali opportunità?
Tra i vari eventi causati dall’emergenza sanitaria Covid-19, uno dei più importanti, se non il principale per noi, è la cancellazione del Salone del Mobile.Milano. Per me, che vengo da una famiglia che ha nell’arredamento le sue radici (Leonida Castelli, padre di Paolo, aveva fondato Anonima Castelli, negli anni ’70, ndr), il Salone del Mobile è un evento imprescindibile, un rito. Mio nonno, Cesare, era tra i fondatori del Salone, e io con la mia azienda, ho partecipato al Salone 23 o 24 volte. Inoltre, noi di solito al Salone realizziamo parecchie vendite, quindi la mancanza del Salone, per noi, è una perdita importante. Tuttavia, bisogna innanzitutto considerare che il Salone non ci sarà, e questo non darà guadagni, ma in compenso non ci saranno i costi.
Inoltre, penso che si debba approfittare di quest’anno di assenza, per verificare se il sistema di relazioni che deriva dal Salone del Mobile sia sostituibile, almeno in parte, da un uso accorto della comunicazione virtuale. Ovviamente il Salone del Mobile non è sostituibile, ma questo sarà, suo malgrado, un banco di prova. Potrebbe anche risultare, alla fine, che per le aziende sia sostenibile avere il Salone del Mobile biennale. La cadenza annuale del Salone, ormai, rende abbastanza difficile lavorare veramente sulla ricerca, un anno è poco per sviluppare prodotti davvero nuovi. Forse due anni permetterebbero alle aziende di avere più tempo per investire in nuovi prodotti.
Con questo, non voglio dire che il Salone del Mobile di Milano debba essere biennale, dico solo che un anno di fermo forzato dev’essere anche un’occasione per pensare, non dobbiamo fermarci a guardare solo i danni che ne avremo. Ultimo, ma non da ultimo, l’anno di fermo forzato sarà un’occasione per vedere quanto possa aiutare la comunicazione virtuale, nel mantenere i rapporti con i clienti e la stampa internazionale. Magari per qualcuno sarà l’occasione per rifare il sito, o per fare ulteriori riflessioni su diverse modalità di vendita.
L’arredo made in Italy e l’export: quale ripresa?
Prevedere cosa succederà, non è facile. In questo momento noi stiamo continuando a lavorare su progetti all’estero, in Francia, nel Regno Unito, in Arabia Saudita. Ma non possiamo sapere cosa accadrà al momento della riapertura, se potremo rispettare i tempi di consegna, se i nostri fornitori potranno lavorare, per esempio. Quello che sappiamo per certo, è che noi andremo avanti con le nuove collezioni Inspiration e Greenkiss, e i nuovi cataloghi. Poi vedremo come presentarle, ai clienti e alla stampa, on line o con incontri mirati. Il nostro distributore cinese, Red Star Macalline, ci ha confermato che la Cina ha riaperto, ma è ancora tutto molto lento. In compenso, le ricerche internazionali dicono che questa clausura forzata sta facendo crescere la richiesta di arredi e accessori per la casa, e questo ci fa ben sperare per la ripresa.
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