Il Vitra Design Museum presenta la mostra Plastic: Remaking Our World, dedicata alla storia della plastica e ai problemi attuali
Se c’è un materiale che ha completamente ridisegnato la nostra vita quotidiana, questa è sicuramente la plastica. Negli ultimi 70 anni, la plastica è entrata in tutti gli oggetti di uso comune; dagli imballaggi alle calzature, dagli articoli per la casa ai mobili, dalle automobili all’architettura, non c’è manufatto che non contempli l’uso di qualche parte in plastica. Simbolo di consumismo spensierato e innovazione rivoluzionaria, la plastica ha stimolato l’immaginazione di designer e architetti per qualche decennio. Il Vitra Design Museum ora dedica una mostra alla plastica, e a tutti i problemi collegati.
Dopo circa un secolo dalla sua introduzione, oggi, il boom della plastica, e la mancanza di piani per il suo smaltimento, stanno mostrando l’impatto sull’ambiente, a volte drammatico. Così, la plastica ha perso il suo fascino di “materiale del futuro”, e viene guardata con sospetto e diffidenza.
La mostra “Plastic: Remaking Our World”, al Vitra Design Museum, racconta la storia di questo materiale controverso; dalla sua ascesa fulminea nel ventesimo secolo al suo impatto ambientale, la mostra prova a immaginare un uso più sostenibile della plastica.
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La plastica: il problema dell’usa e getta
La mostra inizia dalla situazione attuale, con una grande installazione video che mette in luce i conflitti legati alla produzione e all’uso della plastica. Innanzitutto, la formazione delle risorse fossili come il carbone e il petrolio ha richiesto più di duecento milioni di anni, mentre ai materiali sintetici che ne derivano è bastato un secolo per diventare un problema di scala planetaria. L’invenzione della plastica, infatti, da un lato ha reso i consumi accessibili a tutti, ma dall’altro ha generato una cultura dell’usa e getta, che oggi minaccia l’ambiente, a tutte le latitudini.
Dopo la parte introduttiva, la mostra prosegue, illustrando l’evoluzione dei materiali sintetici, dalla seconda metà del XIX secolo ad oggi. Dalle prime plastiche, di origine vegetale, alla bakelite, la prima vera rivoluzione nella plastica, prodotta unicamente con materiali sintetici. A partire dagli anni Venti del Novecento, l’industria petrolchimica cominciò a interessarsi delle materie plastiche.
Questo segnò l’inizio di un’era di “petromodernità”. Dopo il 1945, questi materiali trovarono nuovi usi domestici in bicchieri e piatti di plastica, giocattoli come il Lego e la bambola Barbie, o le ambite calze di Nylon (materiale inventato da Dupont negli anni Trenta). Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, la plastica si è allargata anche nell’arredamento. Tra i prodotti esposti nella mostra dedicata alla plastica al Vitra Design Museum, ci sono la Ball Chair di Eero Aarnio (1963), e la Moon Lamp, di Gino Sarfatti (1969).
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Lo smaltimento e le microplastiche: il ruolo del design
Nel corso del tempo, l’evoluzione della plastica è progredita, e oggi ci sono molte plastiche di tipo diverso, con caratteristiche molto differenti. Oggi, il problema dell’inquinamento da plastica, si sta manifestando in tutta la sua drammaticità. Dalle microplastiche nel suolo e negli oceani, alle montagne di rifiuti da imballaggio che vengono spesso smaltiti nei paesi del Sud del mondo, le conseguenze ecologiche stano assumendo dimensioni enormi. Ci si chiede dunque come affrontare la crisi globale dei rifiuti di plastica. E di questo si occupa la terza parte della mostra, che risponde alla domanda: “Quale ruolo può giocare il design in questo processo?”
In questa sezione, la mostra presenta progetti come The Ocean Clean Up, Everwave, o The Great Bubble Barrier, sviluppati per filtrare i rifiuti di plastica dai fiumi e dagli oceani; ma chiarisce anche che una riduzione efficace dei rifiuti di plastica deve iniziare molto prima. La riduzione degli imballaggi e dei prodotti monouso richiede un approccio circolare, che tenga conto dell’intero ciclo di vita di un oggetto.
Un esempio è la Rex Chair (2011/2021), di Ineke Hans, che si può riparare o riciclare, direttamente dal produttore. La normale bottiglia di plastica, invece, serve come caso di studio per mostrare che la riduzione dell’alta quantità di plastica monouso richiede una combinazione di infrastrutture; in questo caso, sistemi di deposito-restituzione, impianti di produzione adattati e alternative, come le fontane.
Le bioplastiche e il riciclo
Una mostra satellite nella Galleria del Vitra Design Museum pone un’attenzione speciale sul riciclo della plastica. Il focus di questa mostra è il progetto Precious Plastic, avviato da Dave Hakkens nel 2013, che illustra come i rifiuti di plastica possono essere trasformati in una risorsa preziosa. Oggi, molti scienziati e designer stanno tornando a esplorare materiali che si basano su risorse rinnovabili, anziché fossili, spesso indicati come bioplastiche. La mostra presenta gli esperimenti con le alghe dei designer olandesi Klarenbeek & Dros, la ricerca sul micelio al Karlsruhe Institute of Technology, e altre tecnologie che sembrano promettenti. La start-up britannica Shellworks, per esempio, sfrutta i microrganismi per creare plastica; l’Università di Portsmouth e l’ETH di Zurigo, invece, stanno entrambi testando gli enzimi per la degradazione della plastica.
La mostra “Plastic: Remaking Our World”, al Vitra Design Museum, dunque, offre una rivalutazione della plastica nel mondo di oggi, che è sia critica che differenziata; sarà necessario un approccio interdisciplinare in cui politica, industria, scienza e design collaborano strettamente, per affrontare il problema della plastica. Non ci sarà un rimedio semplice a questo problema. Per questo motivo, la mostra mira ad affrontare il quadro generale della plastica e il suo ruolo nel nostro mondo; analizzando come siamo arrivati ad essere così dipendenti dalla plastica, possiamo reimmaginare un altro futuro per questo materiale così controverso.
Plastic: Remaking Our World
26 March – 4 September 2022
Vitra Design Museum, Weil am Rhein
Una mostra a cura di Vitra Design Museum, V&A Dundee, e maat, Lisbona