Koyo Kouoh alla guida della Biennale Arte 2026: una visione inclusiva e globale per la 61ª Esposizione Internazionale d’Arte
Il Consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Pietrangelo Buttafuoco, ha nominato Koyo Kouoh Direttrice del Settore Arti Visive. Il suo incarico principale sarà curare la 61ª Esposizione Internazionale d’Arte nel 2026.
Chi è Koyo Kouoh?
Originaria di Camerun e Svizzera, Kouoh è una figura di rilievo nell’arte contemporanea. Dal 2019 dirige lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) a Città del Capo, in Sudafrica, combinando il ruolo di Direttrice Esecutiva e Chief Curator. Fondatrice di RAW Material Company a Dakar, Kouoh ha collaborato con documenta 12 (2007) e 13 (2012), due tra gli eventi artistici più influenti al mondo. Il suo contributo all’arte le è valso il Grand Prix Meret Oppenheim nel 2020, prestigioso riconoscimento svizzero.
Un’impronta curatoriale globale
Kouoh si distingue per una carriera che fonde prospettive panafricane e internazionali. Tra le sue mostre più celebri:
- Body Talk: Feminism, Sexuality and the Body (2015), incentrata sull’opera di sei artiste africane;
- Still (the) Barbarians (2016), curata per EVA International, la Biennale d’Irlanda;
- Dig Where You Stand (2018), progetto espositivo per la 57ª Carnegie International negli Stati Uniti.
Parallelamente, ha avviato il progetto di ricerca Saving Bruce Lee: African and Arab Cinema in the Era of Soviet Cultural Diplomacy (2015-2018) e ha curato il Programma Educativo e Artistico di 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra e New York.
Pubblicazioni e mostre recenti
Autrice prolifica, Kouoh ha pubblicato opere fondamentali come When We See Us: A Century of Black Figuration in Painting (2022) e Condition Report on Art History in Africa (2020). Al Zeitz MOCAA, il suo lavoro si è focalizzato su mostre personali di artisti africani e della diaspora, tra cui Otobong Nkanga, Tracey Rose e Abdoulaye Konaté.
Verso la Biennale Arte 2026
La nomina di Koyo Kouoh rappresenta un segnale di apertura e dialogo verso nuove narrazioni artistiche globali. Il suo approccio visionario promette di arricchire la Biennale, rendendola ancora una volta un evento imprescindibile per il panorama artistico internazionale.