Kojimachi Terrace, a Tokyo, è un edificio per uffici che prevede finestre apribili, terrazze e un giardino pensile agli ultimi tre piani
Lo studio giapponese Nendo ha progettato un edificio per uffici di 11 piani nell’area di Kojimachi, a Tokyo, Kojimachi Terrace. L’edificio cerca di rispondere a criteri di sostenibilità, creando al contempo un’atmosfera diversa da quella che si trova in genere negli edifici per uffici.
Di solito, i grandi edifici per uffici sono chiusi, senza aperture, non hanno ricambio d’aria né finestre da cui si vede la luce, e dipendono totalmente da aria condizionata e luce artificiale. Il Kojimachi Terrace prevede terrazze all’aperto su sei degli undici piani dell’edificio, raggiungibili e utilizzabili liberamente dalle persone che vi lavorano. I terrazzi possono essere utilizzati anche come sale riunioni, chiudendo porte e finestre che li circondano.
Gli ultimi tre piani dell’edificio ospitano un lussureggiante giardino pensile, lo Sky Forest, ricco di piante, di aria e di luce, che le persone che lavorano nell’edifcio possono raggiungere in qualsiasi momento, per ossigenarsi e vedere la luce esterna.
Finestre apribili e terrazzi in un edificio di 11 piani pongono qualche problema per la sicurezza. Nendo ha risolto il problema con una griglia di travi e pilastri, che funzionano come ringhiere anti-caduta e sostegni per le finestre. Questa griglia di travi e pilastri ha lo stesso disegno del disegno di facciata, e impiega materiali dall’apparenza simile, legno e acciaio finitura bronzo.
Il risultato è una griglia omogenea, all’interno e all’esterno, che crea un disegno uniforme in tutto l’edificio. Pavimenti e pareti hanno finiture rifinite a mano per accentuarne le irregolarità; l’illuminazione interna è distribuita attraverso binari progettati per uniformarsi alle griglie che disegnano gli spazi, diventando di volta in volta telai per le porte, ringhiere per le finestre, griglie decorative.
Kojimachi Terrace è dunque un edificio per uffici con aria e luce naturale, molto verde, a dimensione umana. [Roberta Mutti]