#Designgoeson: Designdiffusion.com ha parlato con Giovanni del Vecchio, Amministratore Delegato di Giorgetti, del valore della filiera del legno-arredo nel made in Italy
L’emergenza sanitaria Covid-19 prosegue, e attualmente abbiamo due certezze: le aziende sono chiuse e il Salone del Mobile non si farà. A questo punto, come si può pensare di proseguire?
Giovanni del Vecchio: “Avere qualche certezza, aiuta a pensare e programmare meglio. Quindi, per quanto dolorosa e difficile, la cancellazione del Salone del Mobile è un punto fermo, da cui si può ripartire. Nelle ultime settimane, nella nostra azienda ci siamo concentrati sulla definizione delle condizioni di sicurezza per tutti i nostri dipendenti. Abbiamo distribuito diversamente carichi e ritmi di lavoro, sanificato gli ambienti con trattamenti speciali, e dotato tutti i dipendenti di dispositivi di protezione individuale, che sappiamo essere ancora molto difficili da trovare. Inoltre, abbiamo attivato il telelavoro, arrivando ad avere il 98% dei dipendenti in modalità “lavoro agile”, ancora prima dell’ultimo decreto, quello con cui si sono fermate tutte le attività non essenziali.
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È stato un grosso lavoro, ma era necessario, per poter cominciare a programmare il futuro. Una volta messi in sicurezza azienda e lavoratori, abbiamo cominciato a pensare al nostro sistema produttivo. In questo momento, cerchiamo di conservare un cauto ottimismo, in quanto non conosciamo ancora né la durata né l’intensità di quest’emergenza. Giorgetti, per fortuna, è un’azienda abbastanza solida, e attrezzata per navigare in un mare in “moderata tempesta”. Tuttavia, al di là della nostra azienda, ciò che preoccupa maggiormente è la tenuta dei distretti produttivi. Nel nostro settore, anche la più grande e strutturata azienda si fonda su un sistema di forniture che ruota attorno a moltissime piccole e micro aziende, magari con organizzazioni non molto strutturate, a cui sopperiscono con creatività e volontà. Purtroppo però, ciò che in tempi normali è sufficiente, in tempi straordinari potrebbe non essere abbastanza.
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Il sistema legno-arredo: una filiera da tutelare
Alcune di queste attività operano in ambienti in cui non vi è nemmeno lo spazio sufficiente per distanziare i lavoratori, o magari è impossibile dividere l’attività in compartimenti, e questo potrebbe causarne la chiusura, per periodi più o meno lunghi. Oppure, potrebbero subentrare difficoltà negli approvvigionamenti di materiali. Il sistema del legno-arredo è un domino così perfetto, che una sola pedina che salta rischia di far saltare l’intero castello. Un dettaglio da non trascurare, inoltre, è che alcune di queste piccole imprese traevano gran parte del loro sostentamento dal Salone del Mobile di Milano. La cancellazione del Salone purtroppo, per alcune aziende, potrebbe segnare un punto pericoloso di non ritorno.
È dunque necessario trovare soluzioni condivise per sostenere la filiera, per evitare che le realtà più piccole possano soccombere alla crisi economica che seguirà l’emergenza sanitaria. Noi, e come noi molti colleghi, stiamo facendo tutti gli sforzi possibili, per creare le condizioni affinché queste piccolissime imprese siano in grado di ripartire con noi, appena sarà possibile.
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L’emergenza e il Salone del Mobile che non ci sarà. Quali alternative?
Oltre alla salvaguardia delle filiera, l’assenza del Salone del Mobile.Milano pone un grosso problema di comunicazione, venendo a mancare la vetrina più importante dell’anno. È necessario dunque trovare altri strumenti per mantenere vivo il rapporto con i clienti, e riuscire così a vendere, ad avere ordini, che consentano di andare avanti, appena sarà possibile riprendere l’attività.
Da questo punto di vista, ci sono diversi fattori da considerare. Innanzitutto, il settore dell’arredamento made in Italy ha una quota di export molto importante. Giorgetti, per esempio, realizza l’85% del fatturato totale fuori dai confini italiani, e in generale, in questo settore di mercato, la dipendenza dall’estero varia tra il 70 e il 90%, a seconda delle aziende. La vera, e grande, questione, dunque, è che tutti i Paesi con cui ci sono gli scambi commerciali più frequenti, sono fermi come l’Italia.
Dunque, è davvero molto difficile fare previsioni, se non abbiamo risposte nemmeno alle domande più semplici. Per esempio: quando riapriranno Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti? Quando potremo tornare a viaggiare, per andare a trovare i nostri clienti? Quando potranno tornare loro in Italia? Se in Cina, in realtà, il business non si è fermato mai del tutto, e riscontriamo già qualche segnale positivo, temo invece che nei Paesi occidentali ci sarà bisogno di più tempo, per venirne a capo, perché avremo tempi di uscita molto diversi, e anche diversi da un Paese all’altro. Sotto questo aspetto, quindi, l’onda sarà molto più lunga di quanto potrebbe far pensare una singola onda nazionale.
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Le potenzialità della comunicazione virtuale
In una situazione come questa, dunque, la comunicazione gioca un ruolo importante, anzi diventa uno strumento fondamentale, per raggiungere architetti, interior designer, consumatori. E non escludo che, sul medio e lungo termine, la comunicazione in generale, subisca mutazioni importanti. In questo momento, è necessario immaginare e inventare ogni possibile strumento, che stimoli nei consumatori la voglia di tornare a comprare anche l’arredamento, che al momento certamente passa in secondo piano. Se andiamo oltre, però, dobbiamo sviluppare ulteriori riflessioni. La comunicazione on line potrà essere di molto aiuto nel corso del 2020, e questo è un fatto. Tuttavia, nel futuro, è anche possibile che alcune forme di comunicazione virtuale diventino complementari ad altre, in modo permanente.
Se consideriamo la visibilità che offre il Salone del Mobile, per esempio, è innegabile che sia difficilmente raggiungibile con qualsiasi altra forma di comunicazione. Però, una piattaforma virtuale che riunisca più aziende, consentendo di comunicare nello stesso luogo virtuale, e magari anche nello stesso momento, potrebbe essere uno strumento molto utile, per esempio. Se più aziende riuscissero a comunicare nello stesso momento, o nello stesso luogo virtuale, certamente si avrebbe una maggiore massa critica, quindi una maggiore visibilità. La piattaforma collettiva, dunque, è una delle possibilità su cui si sta ragionando, affiancata a tutti gli altri canali.
Infine, vorrei aggiungere che questa crisi planetaria sta spingendo molte aziende a riflettere su diversi aspetti della gestione quotidiana, ed è bene approfittare della necessità di cambiare, per adottare nuove pratiche. Non dimenticando che la necessità primaria è la salvaguardia della nostra filiera, che dev’essere tutelata e protetta, per essere pronta a ripartire appena sarà possibile. [Txt Roberta Mutti]