Il 16 maggio ci ha lasciato Nanda Vigo, artista designer con una grande passione per la luce
Nata a Milano, Nanda Vigo aveva studiato in Svizzera e negli Stati Uniti, e aveva lavorato con artisti come Lucio Fontana e Piero Manzoni (suo compagno di vita).
Creativa a tutto tondo, il suo lavoro spaziava dall’arte, al design, all’architettura d’interni. Delle sue case, diceva che erano costruite attorno alla luce. La luce guidava il progetto, l’architettura degli interni era strettamente intrecciata all’illuminazione. Pietra miliare della sua architettura è la ZERO House, del 1959, il primo progetto in cui sperimentava la luce nelle pareti. Come spiegava lei stessa, la ZERO House era la sua risposta allo stile scandinavo. Intercapedini in vetro satinato inglobavano la luce, regolata con un sistema di connessioni e interruttori. Del 1965 è la “Casa sotto la foglia”, un progetto di Gio Ponti a Malo (Vi), di cui Nanda Vigo ha disegnato gli interni scenografici, e del 1971 la Casa Museo Remo Brindisi, al Lido di Spina, uno dei lidi ferraresi.
Nanda Vigo e il design
La sua attività di designer comprende diverse collaborazioni, con le principali aziende italiane, tra cui Acerbis e Driade. Molto proficua la collaborazione con Angelo Lelii e Arredoluce, con prodotti che hanno fatto la storia del made in Italy. La lampada Golden Gate, di Arredoluce, ha vinto l’Award New York industrial Design, nel 1971. Amava molto sperimentare con i materiali contemporanei, come il perspex, che integrava con la luce al neon.
Innumerevoli mostre e installazioni hanno accompagnato tutta la sua vita di artista, dalle mostre del gruppo ZERO negli anni Sessanta, alla Triennale, all’ultima, nel 2019, Light Project, a cura di Marco Meneguzzo, a Palazzo Reale, a Milano. (immagine in evidenza)