Una nota di ottimismo viene dalla sesta edizione del Design Summit, organizzato anche quest’anno da Pambianco a Milano, il 14 luglio
L’industria del Design e la sfida della ripresa, era il titolo del Design Summit 2020, che ha indagato l’impatto della crisi sui mercati, e gli interventi delle aziende per superare questo momento molto difficile. Imprenditori della produzione, architetti e designer, imprenditori della distribuzione hanno dialogato per oltre 3 ore, mettendo a fuoco cosa ci aspetta nel prossimo futuro. Innanzitutto, il quadro complessivo è tutto sommato positivo: in generale, le aziende prevedono che, se continua così, il 2020 finirà in calo, ma tutto sommato le perdite potrebbero essere contenute.
Vediamo comunque più nel dettaglio la situazione del settore produttivo. Alessio Candi, di Pambianco, ha illustrato la situazione dell’industria dell’arredamento.
Il design summit e l’arredamento nel mondo: dati di mercato
Dopo 10 anni di crescita sostanzialmente ininterrotta, già nel 2019 c’è stato un primo rallentamento nel consumo mondiale di mobili. Infatti, dal 2009 al 2018, il settore dell’arredamento è cresciuto del 38,6%, da 389 a 547 miliardi di dollari, mentre nel 2019 è calato dell’1,4%, a 539 miliardi (dati CSIL). Per quanto riguarda le categorie di prodotto, tavoli, sedie, librerie e armadi, hanno una quota di mercato del 40%, e sono aumentati del 40% in 10 anni. Segue l’illuminazione, con una quota del 18%, e un aumento del 48%, gli imbottiti, quota 13%, aumento 41%. Infine gli arredi per ufficio, quota 10% e aumento del 30%, e cucine, anch’esse occupano una quota di mercato del 10% e hanno avuto un aumento del 25%, tra il 2009 e il 2019.
A livello geografico, l’Asia Pacifico, che in 10 anni è cresciuta dell’83%, vale il 42% del mercato, dunque di fatto è il traino mondiale. La UE 28, che vale il 24% del mercato mondiale, ha visto un calo del 2%; gli Stati Uniti, che valgono il 21%, hanno avuto un aumento del 56%, mentre il Resto del Mondo, con un incremento del 17%, vale il 13% del mercato mondiale.
Le previsioni di trend per il futuro
Non è facile prevedere cosa succederà, a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19. Dai vari interventi al summit, si deduce che le aziende non sono così negative, sul futuro, ma naturalmente è presto per avere un quadro reale di cosa succederà quest’anno. Alla data del 14 luglio, quando si è tenuto il summit, le 50 principali aziende italiane stimavano di chiudere i bilanci 2019 con una crescita compresa tra il 4 e il 5% rispetto al 2018. Per il 2020, invece, si può fare una stima approssimativa di una perdita contenuta tra il 20 e il 30% (e sarebbe già un dato non del tutto negativo).
Tuttavia, la maggior parte delle aziende ha riaperto trovando una certa vivacità sui mercati internazionali, che ha permesso di riprendere immediatamente l’attività, e questo lascia ben sperare per la ripresa. È d’obbligo comunque una certa cautela, in quanto l’Italia è il primo Paese occidentale investito dalla crisi sanitaria, ed è stato il primo a riaprire. Un bilancio si potrà fare solo a fine anno.
Smart working: come cambieranno case e abitudini?
Aldo Cibic, architetto e designer che ormai da qualche anno si divide tra Italia e Cina, offre spunti di riflessione sui cambiamenti in atto nelle abitudini di vita delle nuove generazioni. “Essere a contatto con i miei studenti a cavallo tra due continenti, ha spiegato Cibic, offre l’occasione di vedere da vicino realtà molto diverse. Tuttavia, vedo alcuni aspetti della vita quotidiana che hanno punti in comune, anche se in luoghi molto distanti. Il lavoro da casa, per esempio, si sta diffondendo sempre più. E questo naturalmente porterà cambiamenti nell’architettura delle case, nell’arredamento, e nelle città. Se lavoriamo da casa, avremo bisogno di spazi più grandi e arredi multifunzionali. In alternativa, o come complemento, ci sarà necessità di spazi di co-working.
Vedi il webinar dedicato alla nuova collezione Petite Maison, di Aldo Cibic per PhilippSelva
Non andremo più in azienda tutti i giorni, e questo magari sarà un vantaggio, tuttavia, dovremo pur incontrare le persone. Gli spazi per il co-working, dunque, potrebbero conoscere una nuova popolarità. Sul lungo termine, queste diverse abitudini incideranno sulle configurazioni delle abitazioni, e anche sull’urbanistica. Le metropoli, per esempio, potrebbero cedere il passo alla provincia, non essendoci più bisogno di abitare vicino al lavoro. E potremmo davvero vivere questo momento come un’opportunità per rilanciare la nostra bella provincia. Inoltre, possiamo approfittare di questo periodo per vedere cosa fanno nel mondo, e magari copiare. A Shanghai, per esempio, vivo in un quartiere popolare dove sono in atto diversi progetti di rigenerazione urbana, che mescolano l’agricoltura con la dimensione del quartiere urbano. Bisogna trasformare questo momento così difficile in un’occasione per sviluppare nuovi progetti.”
Outdoor e sostenibilità: la nuova frontiera
I lunghi mesi di chiusura, hanno spinto le persone a desiderare di vivere all’aperto. Il settore immobiliare, infatti, registra un aumento delle richieste di case e appartamenti con terrazzi e giardini. Tra gli oggetti del desiderio, stanno emergendo anche le cucine outdoor.
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Le lunghe discussioni sulla provenienza del virus da uno sfruttamento eccessivo del mondo animale, spingono anche verso un approccio più sostenibile, sia nei processi aziendali, sia nella produzione di oggetti e manufatti.
Lorenza Luti, Direttore Marketing e Retail di Kartell, si è soffermata sulla ricerca di materiali sempre più sostenibili. Kartell, già da qualche anno, investe su materiali bio e sul legno. Nel gennaio di quest’anno, per esempio, Kartell ha lanciato la prima sedia in materiale bio completamente riciclabile. Poi, già da 3 anni, continua la ricerca sul legno, e anche negli imbottiti si privilegia l’uso di tessuti organici. I materiali bio e organici sono una parte dell’innovazione, che investe tutti i processi aziendali.
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Design e arredamento: l’e-commerce e il digitale
Infine, il grande protagonista di quest’anno complicato, caratterizzato dall’emergenza sanitaria: il digitale, che ha permesso di continuare a lavorare durante i lunghissimi mesi di lockdown. L’organizzazione del lavoro ha fatto in due mesi un balzo in avanti di almeno due anni, forzata dall’impossibilità di raggiungere gli uffici. Tuttavia, molte aziende stanno scoprendo i vantaggi del lavoro agile, ed è altamente probabile che non si tornerà indietro. Anche se le modalità di lavoro a distanza andranno discusse e condivise, soppesando vantaggi e svantaggi, per ogni specifica funzione.
Certamente, chi ha tratto vantaggio dalla chiusura prolungata sono gli operatori dell’e-commerce, o e-tailers. Pur essendo lontanissimi dai livelli degli Stati Uniti, infatti, anche in Italia l’ecommerce di arredamento è cresciuto del 30% in un anno (si tratta comunque di percentuali molto basse, dal’1,8 al 2,3%). Tuttavia, per alcuni rivenditori ha fatto letteralmente la differenza tra continuare o chiudere.
E-commerce di arredamento e vendita tradizionale: un vantaggio per il design
Una testimonianza interessante è arrivata da Gianluca Mollura, il proprietario di Mollura Arredamenti, e del sito Mohd.it. “Durante l’emergenza sanitaria, spiega Mollura, abbiamo lanciato il nuovo sito, e i risultati di oggi ci confermano che abbiamo fatto la scelta giusta. La vendita on line ci ha permesso di rimanere in linea con il fatturato dell’anno scorso, e questo sarebbe già un buon risultato. La nostra è una storia abbastanza atipica, nel senso che noi non siamo nati come e-commerce. Mollura Arredamenti è un negozio che ha 52 anni di vita, e io rappresento la seconda generazione. La vendita on line è iniziata nel 2011, a seguito della Grande Recessione, un momento in cui avevamo cominciato a capire che dovevamo cambiare qualcosa nel nostro business. Poi, il nostro business è cresciuto fino a che, l’anno scorso, un fondo i investimenti si è interessato a noi. Così, grazie a nuovi capitali, abbiamo avviato l’e-commerce puro, che oggi affianca l’attività di progetto.
L’e-commerce probabilmente non sostituirà il negozio fisico, ma ormai la comodità di comprare on line è entrata nelle nostre abitudini, e nessuno riesce più a farne a meno. Tuttavia, secondo me ci sarà una differenziazione nei prodotti, soprattutto nell’alto di gamma. Penso che gli acquisti on line saranno soprattutto di prodotti più semplici, meno esasperati nella personalizzazione. Bisogna cominciare a rendersi conto che il cliente che decide di comprare, vuole comprare in quel momento. Se non trova quello che cerca, cambia brand, non sta ad aspettare di trovare quello specifico prodotto, di quel brand. Si tratta di cambiamenti impercettibili, che, nel tempo, diventano epocali.” [Roberta Mutti]
A questo link, il resoconto completo del Design Summit Pambianco 2020