Le architetture effimere: il padiglione Siza, per l’azienda cinese Camerich

Padiglioni fieristici come architetture compiute, anche se temporanee: una tendenza che viene da lontano, ma che oggi ormai è consolidata. Oltre al Salone del Mobile di Milano (e al Fuorisalone), dove l’architettura effimera regna sovrana, sono sempre di più le situazioni collegate alle esposizioni di arredamento in cui le aziende comunicano attraverso allestimenti complessi, spesso progettati da architetti di chiara fama.

A CIFF – China International Furniture Fair 2019, a Shanghai, un esempio di questa tendenza si è concretizzato nel Siza Pavilion for Camerich,  l“Elefante Português”, dalla forma che ricorda un elefante con la proboscide. Un padiglione progettato da Alvaro Siza, Premio Pritzker nel 1992, oltre che architetto del “Modernismo Poetico”.

Camerich non è nuova ad allestimenti che puntano sul progetto del padiglione, più che sull’esposizione dei mobili; a CIFF Guangzhou 2019, un altro “Camerich Pavilion” ospitava un unico modello di sedia, ripetuto in vari esemplari, in un auditorium per seminari durante la fiera.

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Siza Pavilion per Camerich

Ma con il Siza Pavilion, c’è un deciso salto di qualità. Sia per la caratura dell’architetto, tra i massimi protagonisti dell’architettura contemporanea, sia per la scelta di creare una mostra temporanea. Il padiglione infatti ospitava una serie di prodotti storici di Alvaro Siza, che illustravano la sua ricerca nel design del mobile, ispirata al modernismo brasiliano.

Spiega António Choupina, l’architetto che ha seguito il progetto: “Un aspetto del progetto che Siza ha apprezzato particolarmente, è l’assoluta libertà lasciata dal committente. Certo, c’erano i vincoli dati dall’essere all’interno di un padiglione fieristico, ma, tolti quelli, l’azienda non ha posto limiti di nessun tipo”.

Siza, del resto, non è nuovo al progetto di architetture temporanee. Dal padiglione per l’Expo Universale di Lisbona nel 1998, al padiglione del Portogallo per l’Expo di Hannover, nel 2000 (una delle prime costruzioni in sughero), alla Biennale di Venezia, al Serpentine Gallery Pavilion del 2005, sono molti gli esempi che hanno visto Alvaro Siza (in alcuni casi con la collaborazione di Edouardo Souto de Mora), confrontarsi con il tema dell’architettura temporanea.

Un’atmosfera ovattata e raccolta

Il Siza Pavilion per Camerich è dunque un padiglione di oltre 700 metri quadrati, piuttosto sorprendente per essere in una fiera dell’arredamento in Cina. Non tanto per la dimensione, quanto per l’atmosfera rarefatta all’interno di una fiera che si estendeva su oltre 400 mila mq, con oltre 150 mila visitatori. Un’ulteriore sorpresa è data dalla scelta dell’azienda di esporre solo due nuovi prodotti, un tavolo e una sedia, progettati da Alvaro Siza, e una serie di prodotti storici, sempre di Siza.

Ottenere silenzio e rarefazione, in realtà, è stato abbastanza semplice: le pareti esterne sono in un materiale che isola da calore e rumore, rivestito di lana minerale e alluminio, con un ulteriore strato argentato, scenografico e ignifugo al tempo stesso. I pavimenti in rovere naturale e le pareti in gesso bianco hanno completato la creazione degli ambienti, che si svelano in successione come nei cortili delle case cinesi. Il padiglione, infatti, ha sette ingressi, che creano diversi punti di vista.

Due nuovi prodotti di Alvaro Siza

Allo stesso modo, la scelta dell’azienda è stata di esporre solo due prodotti, illustrandone le varie fasi della realizzazione, dal disegno alla messa a punto. I due nuovi arredi progettati dall’architetto portoghese, il tavolo Castanha e la sedia Baiana, sono caratterizzati dall’estrema semplicità del disegno. Una struttura di frassino con finitura naturale accoglie una seduta di paglia di Vienna, e lo stesso frassino è impiegato per il tavolo.

Non è ancora chiaro in che modo, ma è possibile che il Siza Pavilion avrà un destino prestigioso. L’ipotesi allo studio, su cui non vi è ancora nessuna certezza, è che sia collocato nei pressi della Grande Muraglia. Naturalmente ci si augura che un lavoro così non vada semplicemente distrutto. (Roberta Mutti)

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