Il Circolo del Design presenta “L’ecologia è sociale, in pratica” la mostra che pone il design come elemento chiave per affrontare la crisi ambientale e le più urgenti questioni politiche e sociali contemporanee
Il rapporto tra migrazioni e cambiamento climatico, la nascita di zone sacrificali, i costi ecologici dell’industria delle costruzioni, l’accumulo di materie plastiche nell’ambiente, il riuso degli scarti edili, la perdita di biodiversità, la cura del territorio in contesti metropolitani e territoriali, lo sfruttamento di risorse naturali scarse: questi sono i temi a partire dai quali nascono i progetti di architettura e design scelti da Salvatore Peluso – curatore indipendente, giornalista ed educatore – che il Circolo del Design ha chiamato per curare la mostra “L’ecologia è sociale, in pratica”.
L’esposizione, visitabile dal 6 giugno al 16 dicembre 2024 presso la sede del Circolo del Design in via San Francesco da Paola 17 a Torino, è parte della seconda edizione di “Earthrise – Design for a Living Planet”, l’appuntamento culturale annuale finalizzato a diffondere visioni, ricerche e progetti nel mondo del design per incidere sulla sostenibilità della vita sul nostro pianeta.
L’ecologia sociale come corrente di pensiero
L’ecologia sociale è una filosofia radicale che correla i temi ecologisti con quelli politici e sociali. Si tratta di un campo interdisciplinare che spazia dall’architettura all’economia, dalla teoria politica e sociale all’antropologia, fino alle scienze naturali. È a partire da questa corrente di pensiero, e in particolare “L’ecologia della libertà” di Murray Bookchin – considerato un classico del pensiero utopico – che si sviluppa la mostra “L’ecologia è sociale, in pratica”.
Ciò che accomuna la selezione delle esperienze raccontate in mostra è il loro approccio progettuale. II lavori dei designer e architetti in esposizione nascono dalla riflessione sulle più urgenti questioni sociali emerse in relazione alla crisi ambientale globale, e si sviluppano attraverso azioni collettive che producono un effetto trasformativo sulle comunità in cui questi progetti agiscono.
Il Circolo del Design: i progetti selezionati in mostra
Tra i progetti in mostra c’è “Fulcrum” di Marginal Studio, tavoli caratterizzati da intarsi realizzati in legno di mango – pianta alloctona tipica dei paesi tropicali che come conseguenza dei cambiamenti climatici è sempre più frequentemente coltivata in questa regione – e realizzati con il coinvolgimenti di artigiani locali e migranti; ma anche il progetto spagnolo “PET Lamps” di Alvaro Catalán De Ocón, lampade realizzate con l’utilizzo di bottiglie di plastica riciclate unite alle tecniche artigianali tradizionali portate da comunità artigiane provenienti da diversi paesi a sud del mondo.
“Cantiere Aperto” di Studio Gisto utilizza sabbie e inerti prodotti dalla frantumazione di macerie di cantieri edili – materiali, dunque, non più riutilizzati o riciclati – che diventano semilavorati utili per la realizzazione di nuovi oggetti grazie al coinvolgimento delle comunità che poi li utilizzeranno; mentre lo studio olandese Atelier NL con il progetto “To See a World in a Grain of Sand” allo stesso modo riflette sul valore unico della sabbia – tra le risorse naturali più importanti nella nostra vita, senza cui non avremmo né vetro, né chip di computer, né edifici, e che sta rapidamente scomparendo -, trasformandola in vetro grazie alla raccolta di centinaia di persone che hanno spedito campioni provenienti da montagne, deserti e rovine di ogni angolo del mondo.
e ancora…
Ad indagare una dimensione territoriale troviamo il progetto tedesco “Floating University” che, nell’ex aeroporto berlinese Tempelhof, in un bacino pluviale parzialmente contaminato, riunisce ricercatori provenienti da diverse discipline per esplorare forme alternative di convivenza trasformando lo spazio in un ecosistema unico.
Il progetto “Bosco Colto” di Makramè, invece, è un processo-azione che si plasma sulla metamorfosi dei Boschi di Santo Pietro, nell’entroterra siciliano, per innescare nuovi processi relazionali; mentre “Post Disaster Rooftop”, che si tiene nella città di Taranto, inserita dall’ONU nella lista delle “zone di sacrificio” occidentali, promuove appuntamenti pubblici dai tetti della città, da cui si può avere una visione d’insieme del disastro ecologico di cui il territorio è stato vittima e, allo stesso tempo, immaginare collettivamente possibili futuri alternativi.
Infine, l’iniziativa “HouseEurope!” del collettivo svizzero Station+ lancia una raccolta di firme per una nuova proposta di legge europea che promuove la riqualificazione degli edifici esistenti per fermare la demolizione guidata dalla speculazione.
Out Of The Ruins
Foto Francesco La Fratta
Culture Moves Europe
Il decimo progetto in mostra a chiudere “L’ecologia è sociale, in pratica” sarà rappresentato dal risultato della residenza attivata e ospitata dal Circolo del Design dal 16 settembre al 5 novembre 2024, esito del bando europeo “Culture Moves Europe”, finanziato dall’Unione europea e dal Goethe Institut.
La residenza coinvolgerà un designer europeo che lavorerà su Torino collaborando con comunità, artigiani ed esperti interdisciplinari. L’esito della residenza sarà presentato in mostra in concomitanza della Torino Art Week.